Qualche giorno fa ho appreso dal telegiornale un'affermazione attribuita ad un importante esponente della politica italiana, l'onorevole Fini: “L'America non è ancora pronto per un presidente nero........”, riferendosi a Barrack Obama. All'inizio, credevo di aver sbagliato l'Italia per l'America ma la conferma che ho avuto da un altro telegiornale mi ha fatto perdere l'appetito quella sera. Devo confessare che il mio tentativo di interpretare quella frase mi ha veramente messo ko. I miei pensieri, inevitabilmente, sono sfuggiti al controllo del mio essere per percorrere una parte della storia dell'uomo nero in America; l'inizio e la permanenza della schiavitù; gli orrori e tutte le sofferenze subiti sia durante il tragitto sia nelle diverse piantagioni americane; i loro contributi per costruire l'America, nonostante tutto; il sangue che hanno versato e che stanno ancora versando combattendo tante guerre sotto la bandiera americana. Infatti, molti di loro sono caduti qui nello storico tentativo – riuscito - di salvare l'Italia durante la seconda guerra mondiale. Ho pensato a tante ingiustizie e a quanti uomini e donne hanno dovuto sacrificare prima di essere riconosciuto lo status di cittadini a tutti gli effetti, ma ho pensato anche a tutti i bianchi che hanno rimesso le loro vite affinché potesse rinascere un'America giusta, quella nazione che oggi sembra di essere il punto di riferimento per la democrazia mondiale.
L'America è più giusta oggi? Non lo so, ma so soltanto che c'è un americano (padre nero e madre bianca) che sta correndo per la candidatura per le prossime elezioni presidenziali americane e so cosa significa essere approvato ed appoggiato da un grande partito, come quello americano, per essere rappresentato. Ho seguito un po' le sue campagne elettorali e ho visto uomini e donne bianchi, neri e di altri “colori” in tutte le località, sì è visto che ha vinto anche in quegli Stati di maggioranza bianca, ma soprattutto che in questo momento lui è in testa con i punti per quanto riguarda il numero dei delegati. E naturalmente sia lui sia i suoi sostenitori cominciano a credere che possa vincere la candidatura e magari anche le elezioni, perché no.
Caspita! Questo sogno che diventa realtà e questa realtà che poco poco viene confermata - a qualcuno non va giù - non a un bianco americano che magari rivendica il posto che per diritto dovrebbe appartenere a lui o a un altro bianco, bensì a un politico italiano. Egli sembra di aver ritratto qualche parola quando qualcuno l'ha fatto notare che se Obama dovesse vincere, un giorno potrebbe venire in Italia per una visita di Stato, cosa gli dirai, magari coprendo una posizione istituzionale. Vediamo: “Per me, l'Italia non ti riconosce perché per noi non è ancora il momento per avere un presidente americano di colore nero?” “No, lo vedi che non suona bene, caro.”
Non basta più per alcuni di escluderci totalmente dalla vita politica di questo paese ma addirittura così crudeli di cercare di influenzare altri paesi di escludere quelli come noi.
Oh Dio! E io che sono un nero italiano, quando sarà il momento giusto per me o per uno come me? Mamma mia! Ho cercato di calcolare quanti anni sono passati dall'inizio della schiavitù ad oggi e ho cominciato a pensare quello che non avrei mai voluto pensare, cioè quanti anni dovranno ancora passare affinché i neri possano cominciare ad avere tale aspirazione in Italia. Altri 400-500 anni? Mi sono sforzato di andare avanti con i miei pensieri ma non ho potuto che fermarmi al primo ostacolo che ho trovato davanti a me: "Diritto di voto per gli immigrati"!
Blessing Sunday Osuchukwu
lunedì 10 marzo 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento