sabato 24 aprile 2010

Gli Igbo / Ibo, etnia del sud-est della Nigeria



L'etnia predominante nelle regioni sud-orientali della Nigeria è quella degli Igbo. In Nigeria essi costituiscono circa il 17% della popolazione, ma vi sono anche Igbo che vivono in altri paesi africani, come per esempio in Camerun e in Guinea Equatoriale. In tutto formano un popolo di circa 50 milioni di abitanti. Nella loro storia essi hanno conosciuto il terribile periodo della deportazione degli schiavi, che ha portato molti Igbo nel territorio oggi degli Stati Uniti, e, più recentemente, una tragica guerra, la cosiddetta Guerra del Biafra, dal 1967 al 1970, con cui essi cercarono di fondare uno stato indipendente dalla Nigeria, ma che invece finì con una loro sconfitta e con successive discriminazioni e violenze brutali nei loro confronti da parte delle altre etnie, uscite vittoriose dalla guerra. In seguito a quella guerra essi conobbero anni di povertà, miseria e in tanti furono costretti ad emigrare altrove. Originariamente l'organizzazione sociale e politica degli Igbo era basata, salvo alcune eccezioni, su un sistema democratico di comunità rette da assemblee costituite da persone normali, senza re o comandanti. La successiva colonizzazione inglese ha importato in queste comunità un sistema di gestione politica e sociale più gerarchico. Il periodo coloniale ha anche accentuato il senso identitario di appartenenza etnica degli Igbo, fino ad allora molto tenue. Molti Igbo vivono di agricoltura nelle aree rurali della Nigeria, e coltivano patate, manioca e taro. La loro lingua è l'Igbo, che conta al suo interno molti dialetti diversi. Questa etnia aveva originariamente un modo particolare di misurare il tempo: 1 anno era costituito di 13 mesi, 1 mese aveva 7 settimane e 1 settimana aveva 4 giorni, e l'ultimo mese dell'anno aveva un giorno aggiuntivo, per un totale di 365 giorni l'anno. All'interno della cultura Igbo, il genere musicale più diffuso è quello dell'highlife, mentre tra gli strumenti tradizionali più usati tra gli Igbo, vi sono l'udu, l'ekwe e l'igba, che sono strumenti a percussione, l'opi, uno strumento a fiato simile al flauto, e l'ogene, costituito da una grande campana di metallo. Gli Igbo sono dei maestri nella fabbricazione di maschere, di legno ma anche di altri materiali, che essi usano nelle festività e in alcune ricorrenze religiose. A proposito di religione, oggi gli Igbo, a causa delle diffusione del cristianesimo successiva alla colonizzazione, sono prevalentemente cristiani, eccetto una piccola minoranza ebraica, ma un tempo la loro religione originaria era l'odinani, una religione monoteistica che aveva nel "grande spirito" Chukwu il creatore e signore supremo dell'universo. Per approfondire sugli Usi, Costumi, Culture e Tradizioni, si prega di sonsultare l'articolo sul blog: http://blessingsundayosuchukwu.blogspot.com/2007/01/open-letter-to-all-african-leaders.html
Per conoscere meglio gli Igbo, questi sono alcuni video su di loro e sulla loro cultura: http://www.youtube.com/results?search_query=igbo&search_type=&aq=f

(ERGO A blog conoscere il mondo)










USI E COSTUMI, TRADIZIONI E CULTURE IGBO NIGERIANI E AFRICANI

Premessa

Molti occidentali fanno lo sbaglio di considerare Africa come un paese e conseguentemente con una cultura sola. Beh, non è così, ci sono circa 54 paesi in Africa ed ognuno di loro ha la propria cultura, anzi le proprie culture. Infatti, molti paesi africani sono formati da diversi gruppi etnici che hanno le loro lingue, culture, tradizioni e costumi diversi tra di loro. Quindi quando si ossa a parlare della cultura o tradizione africana, bisognerebbe precisare il paese, la tribù o meglio ancora il gruppo etnico. Nigeria, con più di 250 etnie e lingue diverse, è un tipico esempio di quello che voglio spiegare. Ma tocca dire però che molte culture africane, specialmente dell'area subsahariana, si assomigliano molto.


Cercherei di evidenziare alcune di quelle piccole cose che caratterizzano la vita quotidiana di gente comune in molte parti africane, specialmente in Igbo, sapendo che queste cose ultimamente sono fortemente condizionate dalla religione e dal livello sociale e l'ambiente in cui si vive. E' da notare che alcune note importanti o passaggi riguardanti le tradizioni e culture di questi popoli (la nascita, il matrimonio, la morte, i riti di passaggi, il mangiare, le festività, le società, le religioni, abiti e costumi tradizionali, socializarsi in occidente ecc.) sono trattati di seguito.

La famiglia:

Oggi la gran maggioranza delle famiglie tradizionali Igbo e Africane è patrilineare e patriarcale e molte famiglie sono poligame, un fattore più culturale che religioso. La donna sposata prende il cognome del marito e si trasferisce a casa di lui, nonché convertirsi alla religione del marito se diversa dalla sua, se necessario. L'uomo ha il dovere di provvedere per il sostentamento della famiglia mentre la donna si occupa dell'educazione dei figli, ma l'uomo naturalmente interviene per esercitare la forza quando può sembrare difficile per la donna, anche se il compito di educare un bambino è anche considerata dell'intera comunità in cui vive, ogni anziano ha il “diritto e dovere” di richiamare l'attenzione ma anche di punire un bambino che sbaglia. La famiglia non è considerata completa senza figli, appunto la necessità di sposare altre mogli in alcuni casi. La famiglia allargata africana porta a considerare ogni anziano “padre” o “zio”, madre o zia, a secondo del rapporto di parentela o amicizia di quella persona con la famiglia. Ci sono interi villaggi e comunità che non si sposano tra di loro perché considerati figli della stessa famiglia, e quindi per evitare di commettere l'incesto.


Il salutare:


E' un fattore molto importante perché serve come un indicatore per misurare i rapporti interpersonali a cominciare da quando si sveglia la mattina; un buongiorno timido indica un messaggio di non contentezza verso l'altro e non salutare o rispondere a un saluto indica un'interruzione momentanea o permanente di un rapporto. Ognuno ha il dovere di salutare per primo il più anziano e quest'ultimo ha il diritto di richiederlo quando ciò non avvenga, indipendentemente dal rapporto di parentela. Nella cultura Igbo e di molti altri popoli africani, la stretta di mano rimane il simbolo di un saluto formale (specialmente per gli uomini) e usare le due mani contemporaneamente per salutare simboleggia il rispetto riservato al più anziano o a chi è di rango superiore.

L'ospitalità:

E' un altro indicatore importante per misurare il gradimento di un'ospite e la reazione di quest'ultimo indica il suo stato di animo, se la visita è per bene o il contrario. Quello che si offre a un ospite varia da cultura a cultura, ma quello che importa è ciò che rappresenta. Gli Igbo offrono la “noce di Kola”, c'è chi offre un bicchiere di acqua o altre bevande, c'è chi invece offre qualche chicco di caffè da masticare, con una certa insistenza che ciò si offre viene accettata, e l'accettazione o il rifiuto di queste cose può già condizionare positivamente o negativamente il motivo della visita.

L'educazione:

L'educazione dei figli è diventata una priorità per una famiglia media africana, cerca di mandare i figli a scuola con qualsiasi mezzo possibile, eccetto in alcuni casi di estrema povertà, impraticabilità e o analfabetismo. Il figlio che ha raggiunto l'età o lo status di lavoratore ha il compito di provvedere per l'educazione di chi o quelli che lo seguono e così via. In questa tradizione l'effetto della famiglia allargata è molto sentito: il figlio di tua sorella o fratello in difficoltà diventa automaticamente la tua responsabilità.


Culture e socializzazione del popolo Igbo (in Nigeria)

Ci sono stati casi tra gli Igbo con uomini di titoli di grande importanza. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, una tale conversione merita di essere descritto come un miracolo della grazia, perché significava che respinge extra mogli, rompendo così la normale vita domestica e molto di cedere la propria condizione sociale, negando se stessi e di molte delle gioie della vita pubblica . La religione ha anche un significato politico, dal momento che l'autorità del governo tradizionale ha un fondamento religioso. I governanti in società sono capi, società segrete e anziani sacerdotale, tutti recante e utilizzando l'autorità invisibile del mondo delle divinità e spiriti degli antenati.

La legge e le usanze native imposte da loro per quanto riguarda il matrimonio e i diritti della terra per esempio, sono originari da antenati santificati e gli dei quali sarebbe sacrilegio a disobbedire; rischiando una pericolosa maledizione e le sanzioni dalla forza diretta fisica tuttavia a volte comandato da questi governatori tradizionali. L'influenza missionaria è stata sentita in diversi aspetti della cultura tra cui tali modifiche come la sospensione dell'uccisione di gemelli tra i Igbos, l'adozione di abbigliamento occidentale al posto delle tradizionali stili di vestire, e la parziale assenza di poligamia.

Organizzazione regalità

Un prole igbo è un prodotto di lignaggio del suo padre e quindi il “chi” è paterno nella prospettiva.
Quando si raggiunge l'età della pubertà, poi si è introdotto sia nel lignaggio della madre della madre (nonna materna) sia del lignaggio del padre del padre (nono paterno). Quando si sposa, il lignaggio della moglie svolge un ruolo sociale molto importante per i suoi figli. In effetti, in tutta la società di persone igbo, esiste una serie di gruppi paternali. Per eredità e successione, una persona prende il legittimo diritto di proprietà della stirpe di suo padre.

Corte tradizionale

Non molto tempo fa, gli studiosi occidentali con i geni del pensiero coloniale hanno scritto che le società tribali e primitive in Africa non hanno avuto alcun disposizioni legislative. Studiosi europei hanno visto "legge" come un concetto di cultura occidentale, ivi compresi i tribunali e giudici. In Nigeria hanno osservato i governanti come gli “Emir” di Kano e Sokoto. Gli studiosi non si rendono conto che tutte le società hanno le loro disposizioni legislative, sviluppato dalle loro esperienze per le loro specifiche esigenze e di sopravvivenza. Prima dell'arrivo del governo coloniale, il popolo igbo è stato governato dai loro “Obi” e “Eze” secondo le tradizionali leggi e costumi. Tribunali tradizionali sono stati stabiliti in diversi sedi divisionali. Ogni villaggio viene rappresentato dal suo capo o il consigliere di “Nze”. Piccoli casi sono stati gestiti a livello locale dai capi villaggio, in particolari casi, ad esempio per controversie familiari. Molti casi del tribunale tradizionale vengono revisionati da parte del distretto ufficiale o il residente che vive in ambiente urbano o divisionale / provinciale.

Le leggi degli igbo si basa su regole che vengono emanate dagli anziani e sanzionato dagli antenati “Ndichie”. Una infrazione di una legge non costituisce la rottura di un tabù. Quelli che hanno infrato la legge sono puniti o multati. Il concetto Igbo di diritto è radicata nella giurisprudenza Igbo che è un organismo di argomenti complessi di principi etici.


Lo Spirito avito attraverso il titolo degli Dei Fittizi

Gli anziani credono che il mondo sia pieno di esseri creati e di cose, entrambi anima ed inanimato. Il mondo di spirito è la dimora del creatore, le divinità, gli spiriti incorporei e maligni, e gli spiriti aviti. È la dimora di futuro del vivere dopo la loro morte. C'è l'interazione costante tra il mondo di uomo ed il mondo dei morti; le forze visibili ed invisibili. L'esistenza per l'Igbo potrebbe essere detta per essere duplice. Le interrelazioni coinvolgono l'interazione tra il materiale e spirituale, il visibile e l'invisibile. Il buono ed il cattivo, i vivi ed i morti.

“Kola-Nut” “Oji” - Noce di cola - Simbolo di Ospitalità

In qualunque funzione del villaggio, l'uomo con titolo o l'anziano del villaggio è presentato con le noce di cola, che gioca un ruolo sociale e rituale molto importante nella cultura di Igbo. Le noci di cola è il più alto simbolo di ospitalità di Igbo. Quando una noce di cola appare in una riunione, la questione da discuttere in quel tempo particolare è considerato molto importante. L'offerta di bevande, di cibo e di carne non sono così considerati importante nella cultura di Igbo come l'offerta di noce di cola. Quando un ospite importante visita la comunità, le noci di cola sono portate e consegnato alla persona più anziano o al sacerdoto. Questo simbolo di ospitalità di Igbo ha tre passi e chiunque non segue questi passi è penalizzato dagli anziani del villaggio.

- Il primo passo è la presentazione di noce di cola

- La seconda è la “rottura” della noce di cola.

- La terza è la distribuzione della noce di cola.

Di seguito è riportato un esempio del ruolo di noce di cola tra gli Igbo tratto dal libro di Chinua Achebe, "Things fall apart," (Il crollo)

C'era un uomo ricco nel Villaggio di Okonkwo che ha avuto tre granai enormi, nove mogli e trenta bambini. Si chiamava Nwakobie, ed aveva portato il secondo più alto titolo che un uomo potrebbe ricevere nel clan. Era per quest'uomo che Okonkwo ha lavorato per guadagnare le sue prime ingnami. Ha portato una pentola di vino di palma ed un gallo a Nwakobie. Due vicini anziani erano inviati per presentare una noce di cola ed un "pepe di alligatore" un salsa per la noce, che erano passato in tondo per tutto di vedere, e poi il pepe di alligatore e la noce di cola erano ritornati a lui. Preghiamo per la vita, i bambini, un buon raccolto e la felicità. Lei avrà ciò che è buono per te e io avrò ciò che è buono per me. Che il nibbio possa appollaiarsi e che l'aquila possa appollaiarsi e chi dice no all'altro, che gli rompono gli ali.
La presentazione di noce di cola è un privilegio riservato esclusivamente per gli uomini. Questo privilegio è negato alle donne per le ragioni culturali. Quando la noce di cola è presentata a un ospite, la noce di cola gira intorno finché finalmente ritorna all'ospite. L'anziano che assiste alla cerimonia alza la noce di cola e dice una preghiera agli antenati. Così, tali preghiere sono spesso dette in Igbo nelle riunioni cerimoniali. Gli dei degli antenati e tutti gli spiriti amichevoli sono insieme convocati e sono offerti la noce di cola. L'anziano richiede la buona salute per le buone persone, e la salute malferma per i loro nemici e la pace per tutti nel villaggio.

IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA IN IGBO (NIGERIA)

Il matrimonio nella terra di Igbo è una disposizione che permette degli individui (l'uomo/donna) di vivere insieme e cooperare in una vita metodica sociale. Un matrimonio nella terra di Igbo o qualunque paese africano va oltre l'unione sessuale. Il tipo di organizzazione di famiglia è la famiglia estesa, dove "uno è il custode del suo fratello". Questo consiste nel nucleo famigliare, il tipo occidentale di organizzazione di famiglia, (l'uomo, la moglie, ed i bambini), più i genitori della coppia, più i fratelli, e più le sorelle; i loro nonni ed i loro bisnonni. La famiglia estesa porta la forma di tre o quattro generazioni dei discendenti del nucleo famigliare.
La struttura di famiglia di Igbo allarga la gamma di rapporti consanguinei, o l'appartenenza dal sangue, e le relazioni di affinità, o l'appartenenza dal matrimonio. Il matrimonio è paternale. Uno deve prendere una moglie fuori della sua comunità di parentela. C'è molta enfasi collocata sulla compatibilità delle coppie e le posizioni sociali nella comunità di parentela. Nel matrimonio di Igbo più enfasi è collocata sulla combinazione che sull'amore nel matrimonio. C'è molta indagine per la malattia ereditaria, per la pazzia, e le sanzioni sono immessi sulle regole di incesto.

La ricchezza della sposa o Il prezzo della sposa è praticato nella terra di Igbo invece di una dote. Il prezzo di sposa è un simbolo di apprezzamento per la perdita di una figlia. Questo regalo simbolico è dato al padre della sposa o al parente più vicino e anziano della comunità della sposa, da parte di quello dello sposo. Non è un acquisto di una moglie, ma una parte di un contratto tra due coppie. Il prezzo di sposa gioca un ruolo sociale, legale ed economica molto importante nella tradizione Igbo. La ricchezza di sposa sigilla le due coppie e regola anche il tasso di casi di divorzio, se ci fosse. Il matrimonio si è solidificato con la nascita di un bambino, particolarmente un bambino maschio che farà nel futuro l'erede della terra. Il matrimonio tradizionale Igbo non è matrimonio romantico d'amore attraverso la bellezza della donna o dell'uomo. Le coppie stabilendo una famiglia per la procreazione. Le funzioni importanti sono delle riproduzioni, la cura di bambino, la socializzazione, il sostegno economico, il collocamento di responsabilità e stato collettivo.

Generalmente, il matrimonio è considerato un affare di famiglia e clan. Quando un ragazzo promette in matrimonio una ragazza, la questione non finisce lí. Le famiglie dei partiti contraenti intraprenderanno una serie di investigazioni del carattere, l'allenamento di casa, il lignaggio, la salute, il rapporto di clan. Dove tutti i requisiti sono soddisfacenti a entrambi i lati, l'approvazione è data facilmente per la continuazione di relazione di fidanzamento, ma se altrimenti, qualunque rapporto ulteriore tra i due ragazzi sarà scoraggiato. Il matrimonio tradizionale Igbo favorisce la poligamia (un uomo sposa molte mogli). Non c'è nessuna legge di ordinanza civile contro nessuno che prende più di una moglie (la bigamia) finché la persona può mantenerle. Tocca dire però che con l'impatto di cristianesimo sull'educazione di Igbo e con la burocrazia, la monogamia guadagna il consenso.


Il matrimonio è considerato un atto doveroso per ogni uomo o donna che raggiunge la maturità. L'età matura s'è evoluta nella nostra cultura (Ibo) come d'altronde in tutte le altre culture, cioè uno se lo fa quando si sente autonomo o in grado di affrontarlo – e chi si ritarda troppo a sposarsi viene spesso preso di mira dai parenti che pensando di dover dimostrare il loro amore o voler bene, ti esasperano con la domanda: “Ma quando ti sposi?”. Ed il più bel regalo che un figlio/a potesse fare alla sua mamma è quello di sposarsi con una brava/o donna o uomo. La fretta nel sposarsi era e forse anche oggi riservata soprattutto agli unici figli maschi, che avevano o hanno il compito di mantenere l'immortalità del cognome della famiglia – la discontinuità di un cognome è considerata una specie di maledizione per una famiglia. Sposarsi è considerato in qualche modo un affare di famiglia, quindi non è strano poterti sentire da un qualsiasi parente che ti dice: “Ho trovato o troverò una/o brava/o sposa/o per te”, tale frase naturalmente avviene di più dalla propria madre o proprio padre. Perciò non è considerato strano che un uomo potesse fare una proposta di matrimonio a una donna che non aveva mai conosciuta o vista nella sua vita, poiché presentata da un parente. E quello che nel passato si poteva considerare una vergogna per la famiglia – cioè di non sposarsi – è ormai quasi considerato normale con l'evoluzione culturale.
Fino a poco tempo fa, nella cultura Ibo non esisteva il periodo di fidanzamento prematrimoniale tra due sposi, ma potevano esistere delle promesse fatte all'età giovanile – spesso dai genitori. Nella cultura Ibo, è l'uomo che va a chiedere la mano della donna in matrimonio, e lo fa con i propri parenti verso i parenti della donna, dove gli promette di prendere cura della loro figlia. I parenti della donna, dopo aver ricevuto tale richiesta, prendono tempo necessario per poter parlare con l'interessata. Il matrimonio avrà luogo solo se la sposa dice di sì. Il suo Sì deve avvenire in un rito pubblico considerato “matrimonio tradizionale”, il più importante: in una festa grande svolta a casa della sposa, tra i parenti dei futuri sposi ed i loro invitati, il padre della sposa deve versare un po' del vino locale (Mmai ngwo) in un bicchiere, chiede alla figlia di prendere un sorso e di passare il bicchiere all'uomo che vuole come suo futuro sposo, questo rimane tutt'oggi il simbolo più significativo del matrimoniale tradizionale nella tribù Ibo. E se la donna, dopo aver preso un sorso, non passa il bicchiere al uomo, il matrimonio viene immediatamente annullato. Ancora di più, se la donna decide di passare il bicchiere ad un altro uomo presente, quello automaticamente diventa suo sposo se lui accetta il bicchiere con il vino.
Nella cultura Ibo, il matrimonio in chiesa o altri luoghi di culto è considerato complementare, e normalmente avviene dopo quello tradizionale.

In ogni caso il tradizionale prezzo di sposa (la dote) deve essere pagato. La donna moderna igbo preferisce il matrimonio di chiesa o quello civile perché danno enorme sicurezza. La moglie tradizionale potrebbe disertare il marito a volontà, se il marito è catturato a rubare nella comunità. Dovrebbe quindi rimborsare il prezzo di sposa a volontà. D'altro canto, se il marito cattura la moglie a rubare o nel adulterio, la moglie è divorziato e deve restituire il prezzo della sposa. In entrambi i casi, vi è una audizione pubblica di anziani del villaggio prima che qualsiasi principali decisioni vengono prese per una donna di lasciare i suoi figli e di suo marito.


LA NASCITA (Ibo, Nigeria)

La nascita di un figlio nelle culture nigeriane/africane è considerata un evento molto importante. La Nigeria non si sottrae dalla tradizione della “famiglia numerosa” attribuita agli africani. Anni fa, la ricchezza di ogni famiglia era bassata soprattutto sul numero di persone, oltre alla terra, alberi e capi di bestiame. E le ricerche di figli, specialmente quelli maschi, hanno portato molte famiglie alla costituzione della cosiddetta “poligamia”, ma era anche un simbolo di ricchezza. La variatissima multi-etnica Nigeria viene comunque suddivisa in 3 o 4 tribù principali: Ibo, Yoruba, Huasa, ecc. e l'evento della nascita è condizionato dalla cultura e tradizione di ogni tribù, nonché dalla religione d'appartenenza di ogni famiglia.
Nella tradizione Igbo, un figlio che nasce è benvenuto, qualunque sia l'origine: “Ebe nwa siri lo uwa ya hiri!” Molti anni fa – ma anche per molte persone oggi, la prima cosa che si faceva era quello di cercare di conoscere l'essere ch'è tornato per rivivere un'altra vita. Si andava dal sacerdote della comunità o la voce dei dei (spiriti) per chiedere chi fosse – nonostante l'introduzione della religione, molti ancora credono nella “reincarnazione”. E spesso l'accoglienza è ancora speciale quando si tratta di un parente – magari nonno/a – che ha deciso di tornare a fare “visita” a casa del figlio/a. Il giorno che la mamma torna dall'ospedale con il figlio, deve dare un po' di talco profumato ai bambini e alle donne che andranno a visitarli, il talco viene spalmato visibilmente sulla faccia. Ci sono poi diversi riti praticati prima che il nascituro sia “considerato” della società in tutti gli effetti: circoncisione, presentazione alla comunità, alla chiesa che avviene attraverso il battesimo, ecc. Oggi c'è chi lo fa e chi non lo fa, indipendentemente dalla credenza religiosa, livello sociale e la società in cui vive.


LA MORTE (Ibo, Nigeria)

Nella cultura Ibo, la morte non viene visto come un distruttore bensì come un mezzo di transizione per un'altra vita. Infatti, il più grande lascito che una persona possa lasciare a chi vuole molto bene è quello di prometterlo che tornerà per vivere un'altra vita a casa sua. Certamente, tutto questo è considerato normale quando si tratta di un anziano che magari ha vissuto una bella vita per tanti anni. Il popolo Igbo ci crede fortemente nel destino (akaraka) e quindi tende ad accettare le sorte anche quando a morire sia un giovane. Nel passato non molto lontano, naturalmente in assenza di autopsia, quando un giovane moriva (di una morte naturale o in un incidente), si doveva cercare di scoprire tramite i dei la causa della morte, perché si credeva che una tragedia del genere non poteva accadere per caso. Spesso tale tragedia veniva attribuita alla conseguenza della vita mal vissuta precedentemente, oppure a causa di qualche peccato abominevole commesso dai genitori contro i dei della terra.
I funerali sono molto importanti in quanto manifestano in qualche modo l'importanza della persona morto. Infatti, la preoccupazione più grande che un anziano possa avere è se abbia cresciuto i figli in grado di dargli dei funerali adeguati, sia per dimostrare ai vivi che ha raggiunto il successo durante la vita sia per comunicare agli antenati che non è stato un morto di fame e che abbia pagato i suoi debiti con i vivi. Le varie comunità locale in credito con la persona morta non si presentavano ai funerali se tale situazione non veniva regolarizzata.
Nel festeggiare una vita ben vissuta, si doveva mangiare, bere e ballare anche per diversi giorni. Ultimamente, era addirittura diventato troppo pesante per molte famiglie di basso redditto, e sia la chiesa sia le comunità hanno dovuto intervenire per rendere i funerali base più permettente per molte famiglie. E' considerato un pesante insulto dover sentirsi dire che i funerali di un parente non sono stati all'altezza.



“OHU” / GLI SCHIAVI DOMESTICI

Lo stato di "Ohu" ha provenuto nei primi periodi in Nigeria. La grande richiesta per i manovali sulle piantagioni Europee nelle Americhe ha condotto allo sviluppo di un'esportazione immensamente vantaggiosa di schiavi. Gli schiavi erano principalmente commerciati sulla costa del Fiume di Niger. Gli schiavi erano anche considerati come il subalterno al "Diala" in questa società, ma potrebbero sposare i figli di “Diala” (cittadini nati liberi). Questo era un tipo di schiavitù già stabilito in Africa. Era un servizio forzato entro il sistema statale o tribale africano. Gli uomini catturati nella guerra erano forzati in ciò che potrebbe essere chiamato "la schiavitù domestica," cioè loro diventano i servitori di quelli che gli ha catturato. Così anche certi fuori legge. Era un tipo di schiavitù che da tanto è esistito negli altri continenti. Nell'Africa, d'altra parte, un uomo che ha posseduto gli schiavi domestici avrebbe dovuto sorvegliarli. Potrebbero sposare la figlia del padrone ed ereditano la sua proprietà. Potrebbero diventare anche dei re o dei commercianti ricchi.

A volte il pagamento era fatto con le merci poiché il denaro non era un mezzo accettato di scambio. Forse stata la sola intrusione, il metodo di schiavo sarebbe stato abbandonato. Un qualunque Igbo ha semplicemente disprezzato gli schiavi e trattenere questo sistema avrebbe trascinato cristianesimo nella cattiva fama. la schiavitù di (l'Ohu/Oru) ha cominciato dai primi tempi secondo Genesi. Dagli antichi ebrei , uno si ricorda la storia di Noè e Ham. Un sistema di schiavo, se domestico o la piantagione, richiede nessuno sacrificio o nessuna dedicazione ai dei o le dee. La pratica era principalmente motivata dal bisogno di denaro.
"Le persone che impegnano loro stessi acquisiscono lo stato di un “Ohu” (lo schiavo) fino alla liberazione, ed i figli di quelli non liberati sono anche considerati come '0hu'.”
Oltre i motivi finanziari, molte persone erano portate nella schiavitù perché erano pigri e non potrebbero rendere molto aiuto alla comunità. I furfanti, gli uomini e donne testardi erano venduti nella schiavitù. Inoltre molti erano venduti nella schiavitù perché erano vittime di guerre tribali. Le guerre Inter-tribali erano spesso intraprese.
C'erano allora più di sei fonti di schiavi, cioè, i prigionieri di guerra Inter-tribali, i figli pigri, le vittime di macchinazione politica, gli stranieri non protetti o non guidati e vagabondi. C'erano altra causa come la povertà, la frustrazione di vittimizzazione e l'obbligo religioso.


Il concetto di "Osu".

Mentre la schiavitù domestica di "Ohu/Oru" è accordato uno stato più basso, il sistema di "Osu" trova la razionalizzazione nelle credenze religiose e dogmatiche del popolo Igbo. È tradizionalmente creduto che "Osu" potrebbe infettare il non-Osu da un'associazione ravvicinata. Molti studiosi hanno definito "Osu" come uno schiavo di culto, un sacrificio vivente, un'intoccabile, un culto del suo proprietario, uno schiavo della divinità, un essere sacro e santo. Tutte le definizioni sono accettate come sembrano di spiegare i valori esistenti e le norme della comunità di Igbo.

Un "Osu" è una persona che è sacrificata o è consacrata viva insieme ai suoi discendenti al servizio di un dio pagano. Ci sono due tipi di “Osu”: (1) Il pubblico e (2) il domestico. "L'osu" pubblico da assistenza al dio pubblico e "l'Osu" domestico da assistenza al dio protettore domestico.
C'erano stati delle distinzioni rigide dello status tra il "Diala", "Osu" ed "Ohu". "L'Osu" ed "Ume" hanno un significato implicito di stato simile agli intoccabili di India. Nello stato di "Diala", un individuo era usato per il sacrificio agli dei e le dee ed era perciò trasformato allo stato di "Osu" o "Ume". Nelle aree diverse di terra di Igbo, il sistema di "Osu" è chiamato dai nomi diversi. Comunque, una cosa che questi nomi hanno in comune è che quelli con questi nomi non sono consentiti a sposare uno nato libero, un "Diala" nell'area di Owerri. A Nzam in Onitsha un "Osu" è chiamato "l'Adu-Ebo"; questo è un miscuglio di lingua di Igbo ed Igala. Nell'area di Nsukka, "Osu" è chiamato "Oruma" (gli schiavi di Jujus). All'area di Awgu, "Osu" è chiamato "Nwani" o "Ohualusi".

Tempo fa ci sono stati dei tentativi per eradicare questa discriminazione ma non è stato così facile. Molte scuole di pensiero dicono che non si può legiferare uno stato di fratellanza. Molte indagini portate dagli Ufficiali di Distretto in Nigeria Meridionale, nel 1955, è venuto all'opinione che la promulgazione di leggi contro la casta di "Osu" non risolverà il problema e non c'è nessun limite di carcerazione che potrebbe spaventare il cosiddetto libero-nato (Diala).

Comunque, questo cancro pagano non era così rigido dalla metà del ventesimo secolo. Con gli atteggiamenti non discriminatori di entrambi gli Stati, quello Federale e quello autonomo, tutte le persone sono credute di essere creato uguale.
La comunità cristiana nella terra di Igbo ha una partecipazione nel problema di "Osu", le distinzioni di "Ume" ed "Aro". Durante l'Evangelizzazione cristiana, tutti, senza badare a se erano "Osu" o "Diala", erano battezzati ed erano incoraggiati a allontanarsi da dio fittizio a Dio reale.

Gli Igbo di Nigeria ha una partecipazione in questo cancro pagano. Unito stiamo in piedi. La situazione di risolvere il problema riguardante “Osu”, “Ume”, “Ohu”, ecc, ha bisogno di una soluzione urgente. La prima fase di evangelizzazione è passato. La chiesa è ora affrontata col cambiamento sociale e l'importanza di ritenzione di appartenenza senza rompere le usanze e le norme della comunità. La teoria del socialismo africano secondo Nyerere, Presidente di Tanzania, è quello di essere il custode del proprio fratello.



Rito di passaggio - “Ima akwa”

Una delle occasioni più importanti nella vita di ragazze e ragazzi della cultura Igbo è l'iniziazione alla vita adulta attraverso il rito di passaggio. Questo segna un'epoca nella vita di questi adulti. Si valuta lo stato fisico e morale, nonché i piani per il loro futuro. Entrambi i ragazzi e le ragazze passano attraverso il rito di indossare panni (Ima Akwa). Da “il non vestito” al “vestito” un segno di status sociale e trasformazione individuale.

Il rito di circoncisione, con cui un bambino è iniziato nella sua cultura, accade sull'ottavo giorno dopo la nascita, quando egli o ella è circonciso. Tradizionalmente, l'operazione era eseguita da un'ostetrica (il dottore nativo), ma dalla metà del ventesimo secolo, questa leggera operazione chirurgica è fatta principalmente dai medici per le ragioni igieniche. L'esperienza di ragazze di Igbo moderne prova che sono trascurati e sono risentito di circoncisione tradizionale.

Fra gli Igbo di Nigeria, per esempio, il taglio ha luogo subito dopo il bambino è nato. Le date di circoncisione di Igbo è conducibile all'Età di pietra quando le persone di Igbo muovevano da Egitto attraverso Sudan verso sud. È fondamentalmente un rito conservatore di passaggio.
Il terzo rito nella cultura di Igbo è "Iru-mgbede" (l'ingrassare di una ragazza prima del matrimonio). Le donne sono separate dalla famiglia usuali o dalla dimora. Questo mostra il cambiamento di uno stato della donna da un solo l'individuo vergine a qualcuno che deve tra breve affrontare il sesso morale, la gravidanza e di avere figli. Le canzoni durante il rituale trasportano la maturazione allo stato di donna. Il rito di cultura di passaggio di "Iru-mgbede" è solo per le donne. La cultura crede che un bambino fisicamente sano e pronto per affrontare la vita può essere nato da una madre fisicamente e moralmente sana e pronta per tale avvenimento. Quindi è molto geloso per le donne igbo a prendere precauzioni per la salute di donna e a proteggerlo prima del matrimonio. Il capo fra queste precauzioni è l'usanza di separazione per un mese prima del matrimonio. Questo è un tempo per preparare, rinfrescare, preparare intellettualmente, con emozione, fisicamente nella prontezza per lo stato di donna sposata.

Il quarto rito di passaggio è "Itu Anya" (l'iniziazione di uno più Divino). L'individuo passa attraverso molte fasi prima che è equipaggiato col potere, la conoscenza ed il coraggio per essere confermato col titolo di uno più Divino. "Itu Anya" introduce gli adolescenti al mondo di uomini e conferisce un potere addizionale o la capacità di comunicare con gli spiriti. Secondo questa dottrina che la persona iniziata vede lontano nel futuro. "L'iniziazione di "Itu Anya" dura otto giorni. Di solito è eseguito dai maschi adolescenti".

Il quinto è "Igba Mgba" (lotta). È sempre un privilegio nella comunità per uno di avere il coraggio per impegnarsi in una lotta contro un avversario. Uno diventa una stella, un guerriero, o un lottatore vincendo a un incontro di lotta. "L'Igbo crede che un uomo dovrebbe lottare tali aggressori, l'essere umano o spirituale, col massimo impegno. Nella terra di Igbo, un uomo è detto per essere uomo quando egli efficientemente ed efficacemente riesce a risolvere delle situazioni non facili".


FIGLIO DI QUATTRO MADRI E MEZZA

La poligamia in Igbo, Nigeria, Africa, e non solo....... una piccola nota sulla cultura diversa.

Quando penso ai numerosi problemi famigliari causati dall'infedeltà coniugale, inevitabilmente i miei pensieri si rivolgano a quelle culture dove avere più di una moglie è ancora legale. La mia immaginazione spesso sfugge al controllo dei miei pensieri per mettersi nei panni di quella donna che magari dicendo al marito “mi risulta che ti stai vedendo con un'altra donna”, e lui che le risponde: “Sì, e presto dividerete questo tetto insieme perché ho l'intenzione di sposarla.” Questo dialogo che può sembrare così incredulo in occidente è considerato tutt'oggi normale in diverse parti del mondo.
La poligamia nella cultura africana, e precisamente in quella Igbo, ha origine molto lontana, e quindi molto prima dell'arrivo dei primi missionari, e non è attribuibile a nessuna religione. Anzi, le religioni hanno dovuto sopportala per poter conviverci.
Nei primi tempi, la ricchezza di una famiglia Igbo si bassava esclusivamente sui figli, specialmente quelli maschi, oltre agli alberi, bestiami, terra, ecc.. Non solo perché dovevano combattere le guerre inter-etniche che spesso capitavano o perché dovevano lavorare nei campi per arricchire sia la famiglia sia l'intera comunità, ma anche perché avevano il compito di moltiplicare più possibile il cognome della loro famiglia, che doveva rimanere immortale. La discontinuità di un cognome nella cultura Igbo tutt'oggi è vista come una specie di maledizione – e chi te lo augura diventava automaticamente tuo nemico. La donna sposata prendeva subito il cognome del suo marito. Per queste ragioni s'erano viste, nel passato, numerose famiglie cosiddette “normali” (un marito e una moglie) che ebbero più di quattordici figli. Certo, si doveva anche fare i conti con l'altissima mortalità infantile che c'era, e chi era fortunato riusciva ad avere circa un terzo dei figli che sopravvivevano.
E poi c'erano questi uomini che per dimostrare il loro potere o la loro ricchezza sposavano più di una moglie, ma c'erano anche quelli che lo facevano, o perché non avevano avuto nessun figlio dalla prima moglie, o perché non aveva avuto figli maschi da lei. E tutto ciò era considerato normalissimo nella società affinché l'uomo era in grado di mantenere e trattare bene tutte quante. Tocca dire anche che molte donne si divorziavano dai loro mariti per i loro tradimenti, molte avrebbero preferito che venissero legalmente sposate e vivere con loro. Tutt'oggi non c'è nessuna legge che lo proibisce ma l'evoluzione culturale e la chiesa stanno facendo molto per eradicare o per lo meno a ridurre al minimo questo fenomeno.
Se mi permettete, vorrei raccontarvi la storiella di una famiglia poligama di allora per guidarvi in un viaggio trasversale che andrà a toccare la poligamia, la famiglia, la tradizione, ecc :

C'era una volta, un uomo, Dennis 1885-1995, che era l'unico figlio maschio dei suoi genitori viveva in una tribù chiamata Igbo ed aveva una sola sorella che si sposò.. Dennis aveva questa grande responsabilità addosso ed essendo l'unico figlio maschio a portare il suo cognome, il suo “compito” era diventato ancora maggiore, perché doveva sposarsi presto per non correre il rischio di morire prima. Comunque, ha dovuto fare le sue cose (i primi studi e lavoro) prima di sposarsi. Con la moglie aveva avuto numerosi figli ma molti di loro morirono, inclusi tutti i maschi, lasciandogli con una sola figlia. Era molto evidente le loro sofferenze e un giorno la moglie le disse che sarebbe meglio se lui potesse sposare altre mogli per cercare altri figli. E così aveva dovuto sposare altre quattro mogli, ma una di loro morì lasciando una figlia. Da questi ultimi matrimoni ebbe molti figli tra i quali numerosi maschi e femmine. La penultima moglie di Dennis, Clara, non aveva avuta solo l'onore di dare alla luce l'ultimo figlio tra tutti, ma anche quello di aver riportato il padre di Dennis a rivivere a casa di suo figlio. Infatti, questo ultimo figlio era il padre di Dennis reincarnato, in effetti questo bimbo assomigliava tantissimo al suo nonno: la pelle più chiara, lentiggini sulla faccia e i capelli rossi. Quando il Sommo sacerdote, senza vedere il bambino, aveva detto a Dennis che era suo padre, lui disse; “Sì, lo sapevo.” L'evento che aveva risolto le preoccupazioni di Dennis circa il perché suo padre, che aveva voluto così bene, non aveva voluto ancora fargli il regalo più bello: reincarnarsi a casa sua, dopo averlo già fatto a casa degli altri.
Questa grande famiglia aveva vissuto abbastanza felicemente con i suoi inevitabili problemini di gelosie tra le mogli e tra i figli con le altre mogli. Solitamente i figli della moglie prediletta del momento tendevano di godere più attenzione dal loro padre, eccetto l'ultimo figlio che aveva avuto un'eterna immunità e precedenza su tutti e su tutto. Certamente, Dennis lo trattava come se fosse suo padre, i suoi fratelli e sorelle lo trattavano come se fosse il loro nonno e tutte le mogli lo trattavano come se fosse il loro suocero. Dennis aveva due case che stavano insieme ma separate, una era per lui e i suoi figli e l'altra era per le sue mogli, un appartamento di due camere per ciascuna moglie. Ogni pasto sembrava un banchetto: ogni gruppo di figli della stessa madre portava quello che aveva cucinato la loro mamma e alla fine c'erano diversi piatti ad ogni pasto da cui scegliere, indipendentemente da chi l'aveva cucinato. Il capo famiglia, Dennis, mangiava separatamente con suo padre, l'ultimo figlio. Per il mangiare del capo famiglia, si faceva a turno tra le mogli ma sotto la supervisione della prima moglie che tutti chiamavano “Mamma” e la consideravano tale, perché era davvero amabile. Infatti, tutti i figli di Dennis non avevano saputo chi fossero le loro madri naturali fino a tarda età, perché ognuno credeva che sua madre naturale fosse stata la loro “Mamma”. E in tutta questa storia si sentiva sempre la presenza della moglie che non c'era più e tutti i figli la consideravano la loro mezza mamma, e così tutti avevano quattro madri e mezza. Oggi, Dennis riposa in pace perfetta assieme a tre delle sue mogli e qualche figlio. E quel ultimo figlio di Dennis, suo padre, il bambino con i capelli rossi, si chiamava, anzi si chiama tuttora Blessing Sunday Osuchukwu

Dedicato a tutta la mia famiglia, ci rincontreremmo tutti un giorno per non separarci più.

Blessing Sunday Osuchukwu



Il matrimonio è un affare di famiglia...... Chinua Achebe

"Non hai ancora scritto a tuo padre?" Chiese Nene un pomeriggio, mentre sedeva con Nnaemeka in camera sua a N°16 di Kasanga Street, Lagos.

"No. Ci stavo pensando. Penso che sia meglio dirglielo quando torno a casa per le ferie! "

"Ma perché? Le tue ferie è lontano ancora - sei settimane intere. Egli deve essere coinvolto nella nostra felicità adesso ".

Nnaemeka rimase in silenzio per un po', e poi ha iniziato molto lentamente, come se tentava di pronunciare le sue parole: "Vorrei essere sicuro che sia una cosa felice per lui"

"Certo che deve," rispose Nene, un po' sorpreso. "Perché non dovrebbe?"

"Tu hai vissuto a Lagos per tutta la vita, e tu sai molto poco di persone in parti remote del Paese".

"Questo è quello che tu dici sempre. Ma non credo che le persone saranno così differente dalle altre persone che saranno infelici quando i loro figli sono impegnati a sposarsi ".

"Sì. Essi sono più infelici se l'impegno non è organizzato da loro. Nel nostro caso è peggio, non sei nemmeno un Ibo."

Lo ha detto tanto sul serio e così senza mezzi termini che Nenè non riuscivo a trovare immediatamente le parole. Nel clima cosmopolita della città, le è sempre sembrato una sorta di scherzo che la tribù di una persona fosse in grado di determinare chi doveva sposare.

Alla fine disse: "Tu non vorrai mica dire su serio che lui si opporrà al tuo matrimonio con me semplicemente per quel motivo? Avevo sempre pensato che voi Ibo siete sempre stati benevoli con altre persone."

"Così siamo. Ma quando si parla di matrimonio, beh, non è così semplice. E questo", aggiunse,
“non è peculiare al Ibo. Se vostro padre fosse vivo e vissuto nel cuore della terra di Ibibio sarebbe esattamente come mio padre. "

"Non lo so. Ma comunque, come tuo padre è così innamorato di te, sono sicuro che ti perdonerà abbastanza presto. Andiamo quindi, sia un bravo ragazzo e mandargli una bella lettera."

"Non sarebbe saggio dare la notizia a lui per scritto. Una lettera del genere gli darebbe uno shock. Sono abbastanza sicuro di questo."

"Va bene, amore, ci pensi te. Tu conosci tuo padre".

Come Nnaemeka tornava a casa quella sera, girava nella sua mente diversi modi per superare l'opposizione del padre, soprattutto ora che era andato e ha trovato una ragazza per lui. Aveva pensato di mostrare la sua lettera a Nene, ma poi ha deciso di non farlo, almeno per il momento. Lo ha riletto quando arrivò a casa e non poteva non sorridere a se stesso. Ricordava Ugoye abbastanza bene, un'amazzone di una ragazza che menava tutti i ragazzi, lui compreso, sulla strada per il ruscello, un ignorante completo a scuola.

Ho trovato una ragazza ammirabile che fa per te - Ugoye Nweke, la figlia maggiore del nostro vicino, Jacob Nweke. Ha una corretta educazione cristiana. Quando smise di studiare alcuni anni fa suo padre (un uomo di giudizio) la mandò a vivere nella casa di un pastore dove ha ricevuto tutte le formazione che una moglie può aver bisogno. Il suo insegnante di scuola domenica mi ha detto che lei legge la Bibbia in modo molto scorrevole. Spero che si avviano i negoziati quando torni a casa nel mese di dicembre.

La seconda serata del suo ritorno da Lagos, Nnaemeka sedeva con suo padre, sotto un albero di cassia. Questa è il nascondiglio del vecchietto dove va a leggere la sua Bibbia, dopo il tramonto quando il sole bruciante di dicembre si è ritirata e il vento fresco soffiava sulle sulle foglie.

"Padre", cominciò Nnaemeka improvvisamente, "Sono venuto a chiedere perdono."

"Il perdono? Per che cosa, figlio mio? ", Ha chiesto con stupore.

"E' su questa questione del matrimonio".

"Quale questione del matrimonio?"

"Non posso-dobbiamo-voglio dire che è impossibile per me sposare la figlia di Nweke".

"Impossibile? Perché?" chiese suo padre.

"Io non l'amo."

"Nessuno ha detto che hai fatto. Perché dovresti?" chiese.

"Il matrimonio oggi è diverso. . ".

"Guarda qui, figlio mio”, lo interruppe il padre "niente, è diverso. Quello che si cerca in una moglie sono un buon carattere e un background cristiano".

Nnaemeka ha visto che non c'era speranza nell'attuale linea di argomentazione.

"Inoltre", ha detto, "Io sono impegnato a sposare un'altra ragazza che ha tutte le buone qualità di Ugoye, e chi.... ".

Suo padre non credeva alle sue orecchie. "Che cosa hai detto?" Chiese lentamente e sconcertante.

"Lei è un buon cristiano", suo figlio continuò, "e un insegnante in una scuola femminile a Lagos".

"Insegnante, hai detto? Se tu lo consideri un titolo per una buona moglie, vorrei farti notare , Emeka, che nessuna donna cristiana deve insegnare. San. Paulo nella sua lettera ai Corinzi dice che le donne dovrebbero mantenere il silenzio. "Si alzò lentamente dal suo posto e muovendo in avanti e all'indietro. Questo è la sua materia preferita, e ha condannato con forza i leader della chiesa che incoraggiano le donne a insegnare nelle loro scuole. Dopo aver trascorso la sua emozione in una lunga omelia ha finalmente tornato al fidanzamento del figlio, in un tono apparentemente lieve.

"Di chi è figlia, comunque?"

"Lei è Atang Nene".

"Che!" Tutti i mitezza era sparito di nuovo. "Hai detto Neneataga, che cosa vuol dire?"

"Nene Atang è da Calabar. Lei è l'unica ragazza che posso sposare." Questa è stata una risposta molto avventato e Nnaemeka ha previsto che scoppiasse la tempesta per. Ma non fu così. Suo padre se ne andò solo nella sua stanza. Questo è stato più inaspettata e perplesso Nnaemeka. Il silenzio di suo padre era infinitamente più minaccioso che una marea di discorso minaccioso. Quella notte il vecchio non ha mangiato.

Quando il giorno dopo ha fatto chiamare Nnaemeka ha usato tutti i modi possibili di dissuasione. Ma il cuore del giovane era indurito, e suo padre alla fine sé arreso, dandolo come perduto.

"Lo devo a te, figlio mio, come il dovere di mostrare ciò che è giusto e cosa è sbagliato. Chiunque ti ha messo questa idea in testa doveva anche tagliarti la gola. E 'opera di Satana ". Mandò via suo figlio con il segno della mano.

"Cambierai idea, Padre, quando conoscerai Nene."

"Io non la vedrò," fu la risposta. Da quella notte il padre difficilmente parlò con suo figlio. Egli non ha, comunque, cessato di sperare che avrebbe reso conto quanto fosse il pericolo che aveva davanti. L'ha messo nelle sue preghiere giorno e notte.

Nnaemeka, da parte sua, è stato profondamente turbato dal dolore di suo padre. Ma lui continuava a sperare che tutto sarebbe scomparso. Se fosse venuto in mente che mai nella storia del suo popolo un uomo aveva sposato una donna che parlava una lingua diversa, avrebbe potuto essere meno ottimista. "Non è mai stato sentito", è stato il verdetto di un vecchio che ha parlato poche settimane dopo. In quella breve frase ha parlato per tutto il suo popolo. Questo uomo era venuto con gli altri per commiserare Okeke quando la notizia fece il giro sul comportamento di suo figlio. A quel tempo il figlio era tornato a Lagos.

"Non è mai stato sentito", disse il vecchio, di nuovo con tristezza, scuotendo la testa.

"Cosa ha detto Nostro Signore?", ha chiesto un altro signore. "Figli si leveranno contro i loro padri, è lì nel Libro Sacro".

"E 'l'inizio della fine", ha detto un altro.

La discussione quindi tendono a diventare teologico, Madubogwu, un uomo molto pratico, ha fatto scendere ancora una volta il discorso al livello ordinario.

"Hai mai pensato di consultare un 'oracolo' (mago) per tuo figlio?", ha chiesto al padre di Nnaemeka.

"Non è malato", fu la risposta.

"Che cosa è allora? La mente del ragazzo è malata e solo un buon mago può riportarlo ai suoi sensi. La medicina di cui ha bisogno è Amalile, lo stesso che le donne applicano con successo per riconquistare l'affetto dei loro mariti quando comincia a guardare altre donne".

"Madubogwu ha ragione", ha detto un altro signore. "Queste cose richiedono la medicina (juju)."

"Io non consulterò nessun mago (oracolo)". Il padre di Nnaemeka era conosciuto per essere ostinatamente avanti rispetto ai suoi vicini più superstiziosi in queste materie. "Non sarò un altro Signora Ochuba. Se mio figlio vuole uccidersi lo faccia con le proprie mani. Non sta a me di aiutarlo.”

"Ma era colpa sua", ha detto Madubogwu. "Avrebbe dovuto andare a un “mago” onesto. Era una donna intelligente, tuttavia. "

"Era un assassino malvagio", ha detto Jonathan, che raramente discuteva con i suoi vicini, perché, diceva spesso, che erano incapaci di ragionare. "La medicina (juju) è stato preparato per il marito, era il suo nome usato nella sua preparazione, e sono sicuro che sarebbe stato perfettamente vantaggioso per lui. E 'stato malvagio a metterlo nel cibo del 'mago', e dire che erano solo per provarlo."

Sei mesi più tardi, Nnaemeka stava mostrando la sua giovane moglie una breve lettera di suo padre:

Mi stupisce che tu possa essere così insensibile per mandarmi la tua foto di nozze. Avrei rispeditelo. Ma su un ulteriore pensiero ho deciso di tagliare fuori tua moglie e rispedirlo a te perché non ho nulla a che fare con lei. Come vorrei che non avevo niente a che fare neanche con te.

Quando Nene ha letto la lettera e guardò la foto tagliata i suoi occhi si riempirono di lacrime, e si mise a singhiozzare.

"Non piangere, tesoro mio”, disse il marito. "Egli è essenzialmente buono di natura e aspetto che un giorno sarà più gentile verso il nostro matrimonio".

Ma gli anni sono passati e quel giorno non venne.

Per otto anni, Okeke non avrebbe nulla a che fare con suo figlio, Nnaemeka. Solo tre volte (quando Nnaemeka aveva chiesto di tornare a casa per trascorrere le ferie), aveva scritto a lui.

"Non posso averti in casa mia", ha risposto in una sola occasione. "Non ha alcun interesse per me come e dove trascorri le tue ferie, o la tua vita, addirittura."

Il pregiudizio contro il matrimonio di Nnaemeka non si limitò al suo piccolo villaggio. A Lagos, in particolare tra la sua gente che lavorava lì, si è mostrato in modo diverso. Le loro donne, quando si sono incontrate in occasione della riunione del villaggio, non erano ostili a Nene. Piuttosto, l'hanno trattata con eccessiva indifferenza tale da farle sentire che non era una di loro. Ma col passare del tempo, Nene gradualmente ha potuto superare una parte di questo pregiudizio e addirittura iniziato a fare amicizia con alcune di loro. Lentamente, cominciarono a malincuore ammettere che curava la casa molto meglio della maggior parte di loro.

La storia alla fine è arrivata al piccolo villaggio nel cuore della tribù Ibo che Nnaemeka e la sua giovane moglie erano una coppia più felice. Ma suo padre era una delle poche persone del villaggio che non sapeva nulla di questo. Ha sempre mostrato molta rabbia ogni volta che il nome di suo figlio è stato menzionato, che tutti lo evitavano in sua presenza. Con un enorme sforzo di volontà era riuscito a spingere il figlio verso la parte posteriore della sua mente. Aveva rischiato di morire per la sofferenza, ma aveva perseverato, e ha vinto.

Poi un giorno ha ricevuto una lettera di Nene, e suo malgrado ha iniziato a sfogliare distrattamente finché esso tutto ad un tratto l'espressione sul suo volto cambiò e cominciò a leggere con più attenzione.

. . . I nostri due figli, dal giorno in cui apprese che hanno un nonno, hanno insistito di essere portati da lui. Mi è impossibile dire loro che non li vuoi vedere. Ti prego di consentire Nnaemeka di portarli a casa per un breve periodo durante le sue ferie il mese prossimo. Io resterò qui a Lagos. . .

Il vecchio si sentì la risoluzione che aveva costruito in tanti anni cominciare a crollare. Stava dicendo a se stesso che non deve crollare. Cercava di portare il suo cuore molto lontano dagli appelli emotivi. E' stata una rievocazione di quell'altra lotta. Si appoggiò contro una finestra e guardò fuori. Il cielo era coperto da pesanti nuvole nere e un forte vento cominciò a soffiare, riempiendo l'aria di polvere e foglie secche. E' stata una di quelle rare occasioni in cui anche la natura prende una mano in una lotta umana. Ben presto cominciò a piovere, la prima pioggia dell'anno. E' venuto giù in grandi gocce forti ed è stata accompagnata dal fulmine e il tuono che segnano un cambio di stagione. Okeke cercava difficile di non pensare ai suoi due nipoti. Ma lui sapeva ora di combattere una battaglia persa. Provò a canticchiare un inno preferito, ma il picchiettare di gocce di pioggia di grandi dimensioni sul tetto fece scomparire la melodia. La sua mente immediatamente ritornarono ai bambini. Come poteva chiudere la porta contro di loro? Con un curioso processo mentale li immaginava in piedi, triste e abbandonato, sotto il duro e brutto tempo - chiuso fuori da casa sua.

Quella notte aveva dormito poco, dal rimorso, e un vago timore che egli potrebbe morire senza vederli.

(Tradotto da Blessing Sunday Osuchukwu)

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