Signor Presidente, sono un immigrato che non ha più né speranza né paura del suo futuro peggiore,
Ma ho tanta paura per i miei compagni che vedo peggiorare le loro situazioni giorno dopo giorno,
Loro si sentono rifiutati dagli entrambi i paesi ai quali appartengono, quello d’origine e quello che li ospita.
Grazie a loro moltissimi anziani e bambini non vengono chiusi soli in casa,
Grazie a loro molte aziende e campi agricoli non sono chiusi per mancanza di operai,
Grazie a loro i giovani italiani d'oggi possono sperare di percepire la pensione in futuro.
Ma devono aspettare anni per rinnovarsi il permesso di soggiorno e doppio il tempo per ottenere una risposta per la cittadinanza,
Per farsi raggiungere dal coniuge, devono dormire alla Questura per il Nullaosta e all'ambasciata per l’appuntamento,
Non bastano più le loro impronte digitali, c’è chi parla di usare i proiettili di gomma.
Quelli laureati e diplomati fra loro continuano a fare vù-cumprà e lavavetri per tutta la vita,
Loro non vengono mai dato l’opportunità per dimostrare quanto valgono,
Signor Presidente, dicono che esiste una legge che li impedisce di aspirare per un impiego statale.
Sono spesso discriminati, insultati ed umiliati da chi non li capisce e chi non li vuole capire,
Sono spesso chiamati ladri quando uno di loro ruba e delinquenti quando lo è solo uno di loro,
Sono ormai l’unico argomento per quei partiti che non sanno più cosa contribuire alla politica di questo paese.
Può non sembrare, ma loro non vivono più per loro stessi, sono diventati dei missionari,
Infatti, ognuno di loro mantiene una media di sei famiglie nel suo paese d’origine,
Signor Presidente, non chiedono altro che un po' più di diritti e dignità umana, non avendo “Martin Luther King” a combattere per loro!
P.S. Perdonami se non ho i mezzi necessari per pubblicarlo sulla prima pagina di un quotidiano nazionale.
Blessing Sunday Osuchukwu
lunedì 12 febbraio 2007
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